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MILANO , TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI
| Sabato 22.09.07 ore 21 FUGGITE AMANTI AMOR. RIME E LAMENTAZIONI PER MICHELANGELO Con VINICIO CAPOSSELA MARIO BRUNELLO Sala gremita di persone. L’attesa e la curiosità invade tutto il teatro che si mostra impaziente all’inevitabile ritardo accademico. E poi si spengono le luci ed ecco apparire Vinicio Capossela che indossa una camicia di forza , probabile metafora della mancata libertà intellettuale nella nostra società. A seguirlo il Violoncellista Mario Brunello , protagonista di un enfatizzante assolo , alla viola da gamba Paolo Pandolfo e i fratelli Urbanetz . Al campionatore e thermin Vincenzo Vasi e il suo discepolo Gak Sato . Tutti questi musicisti accompagnano magistralmente il reading di Capossela che interpreta in modo a tratti poco convicente le rime e lamentazioni di Michelangelo Buonarroti . Ma facciamoci introdurre a questo viaggio da Capossela: “ Le rovine in questi versi giungono a noi come le rovine semi-interrate, i capitelli, i torsi, i busti , arti di pietra nella terra , come nel macello dei corvi l’antichità emergeva mezza interrata, cosi i versi , un poco comprensibili e un poco no, interrati in un grande spirito di tutti i versi in poesia, le Rime , proprio per il fatto che vengono da Michelangelo, possono risuonare, avere una fisicità, un corpo anche musicale, forse perché nella pietra c’è stridore e suono, perché arrivano dal retro di cartoni imbrattati di colore, e polvere fatta colore. C’è qualcosa di plastico , di materico in questa poesia e per questo se no può fare materia corporea, è come mangiare polvere e colore per questo se ne ricava musica per strumenti da tensione, che devono estrarre cavandolo con l’arco il suono dal legno, nella forza del violoncello e nella grazia straziata e dolente della viola. Con questi versi ci si addentra nell’instabilità del desiderio amoroso nella sua terribilità, che anelando all’unione porta alla conoscenza della separazione . Non si è mai cosi soli come da innamorati, la nostra individualità non ci si fa mai cosi male, come nella tensione, nell’anelito all’unione. Questa poesia è carne viva, per me, non ancora sanata, né dai secoli in cui è riposta, né dal placarsi della vita. La ferita che la bellezza apre è sempre e ancora ferita viva, desiderio della bellezza e insanabilità e tutto questo sta nel verso che personalmente sento più vicino : “ chi mira alta beltà con si gran duolo, ne ritrà doglie e pene acerbe e certe…” Non so . Quel che è di certo è che riempirsi la bocca di questa bellezza, messa alla brace della passione, urlante come un Savonarola al rogo è un’emozione che la vita inizia a regalare quando il nostro animo la può comprendere, altrimenti sono parole fate di marmo, dunque a ognuno bruceranno a seconda del stato d’animo ma il lamento, questo melismo affidato alla rotta dle nostro animo , alla consuzione del nostro cuore, ecco il lamento è il nostro reclamare. Dio, in nostro morir dolce e dunque con questi lamenti vogliamo fare ancora bruciare quel roveto ardente che non può divenire mai cenere ( Vinicio Capossela ).
Recensione per Radio Mach 5 a cura di:
DJ GROUCHO
ORZINUOVI (BS), 13 dicembre 2002
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Con una canottiera bianca a strisce rosse e blu, una cravatta corta e un cappellaccio in testa:
così, in perfetta tenuta da clochard, si è presentato Vinicio Capossela al pubblico del Buddha Café a Orzinuovi (BS), tappa padano-nebbiosa del suo tour attraverso la penisola, dove, accompagnato dai suoi eccellenti musicisti e in un’atmosfera sognante, si è esibito per ben due ore e mezza, proponendo una buona fetta del suo repertorio: dalle marcette convulse e le serenate del suo ultimo lavoro “Canzoni a Manovella”, passando per le pizziche e tarantate alle quali ci ha abituato nel suo “Ballo di San Vito”, fino ai suoi brani jazz. Istrione e travolgente sul palco, sempre ironico e pungente, l’eccentrico artista ha non solo abilmente cantato e suonato ma anche intrattenuto il suo pubblico con parole, frasi e battute che completavano il tessuto della serata, tanto da rendere unica e sempre diversa ogni sua esibizione sul palco.
Recensione per Radio Mach 5 a cura di:
Davide Militello (dj Marx) |