Se non avessi un nome ed un cognome mi risulterebbe difficilotto rispondere alla domanda "Chi sei?", perciò inizierò proprio da quello che ho sulla carta d’identità: Il mio nome vero e per esteso è Sergio Rapagnà, sono nato nell’ormai troppo lontano 1975 in un "paesotto" sul litorale abruzzese. Qui la carta d’identità dice anche che sono alto 175 cm, con occhi e capelli neri. Ah! Dimenticavo, sono anche celibe e sotto segni particolari c’è scritto: nulla. Sono un comunissimo ragazzo che si confonderebbe tra la folla se non fosse che per un particolare: sto realizzando il mio sogno, quello di poter fare ciò che mi piace, scrivere canzoni che possano rimanere nella testa e nel cuore delle persone.

Dopo il liceo classico credevo che la mia vocazione fosse prima l’ingegnere, poi l’avvocato, il gestore di palestra, l’istruttore di nuoto, il bagnino; ma mi sbagliavo, perché dentro di me frullava di nascosto qualcosa, qualcosa di grande che non riuscivo a soffocare e che non avevo mai avuto il piacere di provare, qualcosa che mi distraeva dallo studio e mi teneva lontano da tutti quegli hobbies che fanno le persone normali (calcio, basket, collezionismo, modellismo, videopoker, droga, etc.): scrivere canzoni.

Mentre, ancora ventenne, meditavo su che cosa fare da grande, cioè se prendere via degli Avvocati, via degli Ingegneri, o corso dei Gestori di Palestre o piazza dei Bagnini, suonavo e scrivevo. Suonavo con gruppi, in tre, in due, da solo; suonavo per me, per amici, per amiche, per paganti, gratis...pagando; suonavo il rock, il liscio, il pop, il R&B, i campanelli dei palazzi grandi a piene mani; suonavo al mare, al lago, a casa, in bagno, sul balcone, sotto ai balconi di promesse spose e di spose promesse, nelle cantine, in chiesa, ai matrimoni, ai funerali, alle cresime, in locali notturni, in locali molto notturni, in locali pomeridiani, nei locali diurni no perché dormivo!

Insomma dopo tanto vagare nel bosco della musica, dopo essere rimasto seduto su tanti sogni infranti e desideri non abbastanza desiderati, sono riuscito a prendere l’autobus che, tra tante fermate, volevo davvero prendere io, quello che porta sulla tangenziale dei miei sogni: via delle Farfalline n°1. Non la strada che qualcuno aveva già deciso per me, né quella che qualcuno mi aveva consigliato mai di percorrere, ma avevo bisogno di fare qualcosa che non avevo mai fatto prima: sedermi a guidare senza patente la macchina della mia vita.

(foto e biografia tratto dal sito ufficiale)